S' I' FOSSE FOCO, ARDEREI 'L MONDO


lunedì 16 febbraio 2009

Per Un Pugno di Mosche # 1

Incipit : Non disubbidire è un po' come morire.



In questo blog, ero partita con l'idea di fare un diario virtuale, perché devo vincere la mia vergognosa solitudine, ché devo avere il coraggio di mostrare il mio interno, ché anche se fa cagare non è colpa mia, ché devo farmene una ragione e bla bla bla e poi sono dell'idea che quando le cose si fanno o si fanno bene o non si fanno.

Ma non per megalomania.

[OK. Informare MisterB che forse è il caso si aggiornare la lista delle mie patologie.]

Bensì, per una mia speciale filosofia.

Si chiama filosofia del pugno di mosche: si parte con puntare a mille, per arrivare, toh, almeno a uno.

La cosa può anche sembrare idiota così di primo acchito, lo so, ma se relazioniamo il mio regolare ottenimento=zero, ecco che il concetto si rivoluziona completamente, in quanto si aggiunge la variabile x, che non so che cazzo voglia dire, ma mi sembra interessante.

All'inizio è un po' frustrante, lo ammetto, ma poi ci si fa il callo e nel mio lavoro almeno funziona.

Un po' come quando ai miei ragazzi impongo la lettura dei Promessi Sposi in triplice versione commentata dai più insigni critici della letteratura del secolo scorso, ecco, in questo caso so che alla fine almeno scaricheranno il riassunto del riassunto da internet, roba che se io chiedessi loro direttamente il riassunto del riassunto scaricato da internet, nella migliore delle ipotesi mi porterebbero un sms: “S vogliono sposare, ma si meTe nl meZo 1 ke nn vuole e loro scaPano, ma aLa fine trombano, nn cn certeZa, xò.”

Prof. - Allora... Parlami dei Promessi Sposi.

Alunno tipico modello A - Allora i Promessi Sposi parlano di una storia.

P. - Ok, e fino a qui ci siamo, poi?

A - E' divisa in tre parti.

P. - In che senso... tre parti? [Forse 'sta critica mi è sfuggita? Forse sono nuove macrosequenze, individuate da qualcuno a me sconosciuto?]

A - Sì, in tre parti. Dove si vede prima lui che sta male male, male proprio di merda, intendo. Prof. si può dire di merda all'interrogazione?

P. - No, sarebbe meglio di no. Comunque continua.

A - Sì, insomma lui sta male. E lei è lontana, forse è morta, ma la troverà solo alla fine, nella terza parte, ma non mi ricordo se trombano o no.

P. - E nella seconda parte?

A - Lui è nel Purgatorio.

P. - Ok, aspetta. Forse mi è scappato il nesso, di chi stiamo parlando?

A - Ma come Prof.? Stamani è proprio in botta, eh? Chissà che ha fatto ieri sera, eh? Ma dei Promessi Sposi, no?

P. - E chi avrebbe composto i Promessi Sposi?

A - Ma che domanda Prof. ... Dante Alighieri, no?!

P. - Ok, e in che anno?

A - Nel 1400... No... aspetti... nel 1700... cazzo le date... prof.... quelle mi fanno impazzire... nel 1850 circa, ecco!

P. - Va bene, vai a posto.

A - Prof. Quanto mi mette?

P. - 2.

A - Prof. Ma come 2, ho detto un sacco di cose!

P. - Va bene, facciamo 2 e ½ per la sintesi.

...

A - Ma quanto è troia, quella. La sera non tromba e poi il giorno dopo è isterica.

Insomma alla fine quel mezzo punto in più se lo è quasi meritato: ha condensato in un'interrogazione il programma di 5 anni di scuola superiore.

Ma non è questo di cui volevo parlare.

Volevo dire che il gioco al ribasso è puntare in alto per ottenere due, due e mezzo, un po' come all'interrogazione o al gratta e vinci, dove se ti va bene, invece che un miliardo, alla fine vinci un boero, al liquore però.

Insomma, volevo dire che nella vita bisogna puntare sempre in alto.

Un po' come nell'amore: è inutile desiderare una sola persona, illudendosi che abbia tutte le caratteristiche e gli attributi al suo posto.

Insomma è impossibile trovare un uomo che sia bello, simpatico, intelligente, che sappia cucinare e pulire i pavimenti, affettuoso, indipendente, che sappia portare il caffè a letto, che sia sincero, ben dotato e sappia fare un cunnilingus decente, non sia troppo logorroico, che non vada in tilt per due lineette di febbre, non soffra di eiaculazione precoce e non faccia continuamente il paragone con quanto era brava e comprensiva la mamma, che abbia un reame di tutto rispetto, con la Jacuzzi, la sauna ed un massaggiatore personale (per me) libanese, di carnagione scura ed occhi chiari.

Tutte queste caratteristiche insieme è impossibile insomma trovarle in una sola persona, si tratta solo di reminiscenze di fiabesca illusione, quelle atte ad evitare il suicidio infantile per intrattenerci in vita almeno fino al momento in cui la nostra psiche non si sia formata a sufficienza a suon di sensi di colpa moral-cattolici, secondo i quali obbligatoriamente dobbiamo stare in vita.

Allora, secondo me, bisogna puntare sul numero, sulla quantità prima di tutto, in cui poter rimediare almeno un surrogato di qualità.

Un po' come quando sono appositamente innamorata di una centocinquantina di persone e per persone intendo gli attributi di quello a cui devo mettere un calzino in bocca per non farlo parlare altrimenti rovina la poesia o di quello che sa fare il caffè al buio perché vederlo alla luce, come dire, fa sempre un certo effetto, di ribrezzo insomma.

Tutti numeri che ovviamente la domenica sera, quella rarissima domenica sera in cui stranamente non hai voglia per un cazzo di stare da sola, sono impegnati: quello con l'attributo intelligente è ad una conferenza sul pensiero economico marxista leninista stalinista, quello ufficioso è con la moglie, quello giovane è ad un rave, quello vecchio è a cambiare il catetere, MisterB non accetta chiamate fuori del suo orario di lavoro e quello bello è ad un concerto dei Village People.

Così ieri sera ho finito per addormentarmi sul divano, di brutto-secca e dura, e stanotte ho sognato che andavo da un dottore, tra l'altro nemmeno poi tanto discreto, un po' gobbo e grasso, che mi costringeva a mettere un busto in gesso altezza pube-ascelle per combattere i lancinanti dolori alla schiena che avevo.

Ok, ricordarsi di aggiustare la stecca rotta del divano, roba che quando ti giri si conficca nel costato e trafigge peggio del governo berlusconi.

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