S' I' FOSSE FOCO, ARDEREI 'L MONDO


sabato 11 aprile 2009

stamattina sono andata a fare una passeggiata, luce e gente, e mi sono messa a parlare con un cane ariano, bellissimo e molto elegante. ho pensato al mio pippo, il mio meticcio grassoccio ed anche un po' deforme, al suo alito pestilenziale ed al suo modo strano di baciarmi mordendomi, alla sua coda-punta-rotta, alle sue zampe troppo lunghe, al suo scadente addestramento, al suo abbaiare, cagare e correre sempre fuori luogo.
essere il risultato scadente di un incrocio sbagliato non è una bella sensazione, ma è anche la storia della mia vita: mio padre dà la colpa a mia madre e mia madre dà la colpa a mio padre, specie diverse, sostengono, completamente opposte e l'un l'altra intolleranti.
nel complesso per me, essere stata un incrocio poco fortunato di due razze incompatibili, ha significato da sempre essere considerata come affetta da una devianza genetica dalla buona norma comportamentale. avendo abolito da anni la possibilità di una rapida e celata gassatura, anche pulita, se si considera che alla rimozione delle ceneri poi avrebbe provveduto la donna delle pulizie, mia madre quindi ha tirato su una storia che forse era meglio andassi psichiatrizzata, mio padre, boh, forse non c'era o era impegnato.
tutto sommato, ad oggi, anche se in certi momenti MisterB mi ricorda il canile comunale vs cane di razza, 1.000 euro l'etto, con il crollo delle borse mondiali posso quasi sentirmi un surrogato umanitario, al passo coi tempi, una risorsa alternativa, una decrescita felice, inserita nel decalogo Come sopravvivere alla crisi economica, punto 8ter [...] se non potete fare a meno di un cane, talvolta se ne possono trovare di ottimi anche al canile [...], dopo il guardaroba collettivo e l'acqua di rubinetto.

venerdì 10 aprile 2009




mi frulla nella testa continuamente, niente di speciale. come quelle canzoni che ascolti la mattina alla radiosveglia e poi le mastichi tutto il giorno. solo che mi sa tanto, mi sa proprio tanto, tantissimo di (spazio vuoto). di quando arrivi sempre troppo tardi o troppo presto, mai al momento giusto, nella vita. di quando viaggi a mille in autostrada per andare a Tellaro, ascoltare una canzone e ripartire. di quando cammini e tutti gli occhi sono di (spazio vuoto). ma io sono con te ogni giorno. in fin dei conti è solo questo e sprofondare nel torpore mantrico della bestemmia diazepinica.






giovedì 9 aprile 2009

lunedì prima notte nella torre, a posteriori.

ho rivissuto quel momento in cui, muovendo la schiena per appoggiarmi ai miei tre cuscini, ho girato lentamente la testa ed ho intravisto gli angoli ricamati della biancheria.

è stata una sensazione di sollievo senza pensieri, ma è durata un attimo, solo un attimo. giusto l'attimo per riconoscere la sensazione e poi riconoscermi chissà il tempo fa.

e tutto è sprofondato di nuovo nella penombra dei pensieri, troppo forti e troppo intensi, troppi, troppo pesanti, troppo ingombranti, devastanti, troppi per poterli sopportare.

e cerco di metterli da parte un momento per sprofondare nell'oblio farmacologico.

non sono mai stata una donna molto definita, netta, precisa, affidabile, inquadrata, costante, presente. non sono il punto di riferimento per nessuno, nemmeno per il mio cane.

a volte ho bisogno di dimenticare le cose e con il tempo ho sviluppato un sistema quasi automatico, in base al quale il dimenticare parte da solo appena mi sfiorano qualcosa. un qualcosa che, tra parentesi, non è mai prevedibile e definibile. anche una semplicissima cosa che sia vicina, per strani giri della mente ed abbandonata nei suoi labirinti, alla mia sfera emotiva.

e allora sono cazzi, per la mia sfera emotiva. ed io, che so resistere a tutto, eccetto che alle sigarette ed al farmi sfiorare la sfera emotiva, ecco che, mentre prendo il sonnifero e fumo quella sigaretta che mi divide dal perdere la cognizione del tempo e dello spazio, mi dileguo nella dimenticanza.

sistema salvataggio innescato – processo irreversibile – la stiamo perdendo – ce la possiamo fare – nell'eventualità MisterB ha pur sempre una clinica superaccessoriata – male che vada, se sfango la notte, vado in ritiro spirituale dai monaci trappisti.

ma qui il cielo e la terra sono divisi da un centinaio di scale, pendenza 85%, che con un pacchetto di sigarette al dì in corpo è una distanza di tutto rispetto.

Me ne frego del sillogismo del giudizio.
Io Aderisco ad ARCIPELAGO SCEC