Cia'.
S' I' FOSSE FOCO, ARDEREI 'L MONDO
mercoledì 31 dicembre 2008
Capodanno
Le terribili conseguenze dell'ozio, ovvero come la necessità di lavarsi scuota profondamente la coscienza inconscia, gli astanti ringraziano.
Pur avendo oramai provato ogni qualsiasi rimedio, compreso l'obnubilamento da alcool per più giorni ed il coma etilico, non c'è cazzi, dalle ore 11.00 a.m. ca. (orario medio previsto per la sveglia) del 31.12 in poi, iniziando ad annusare l'energia, il principio primo della Gestalt mi si blocca e l'archetipo apocalittico la fa da padrone: c'è da prepararsi il desiderio da esprimere a mezzanotte.
Vado in loop e sono profondamente convinta che solo con un impegno costante ed una ferrea determinazione, ripetendo gli antichi rituali scaramantici previsti per il 31.12, il mattino del 1.01, se tutto va bene, mi dovrei risvegliare in un'altra casa, con un altro arredamento, in un altro luogo, con diversi oggetti sparsi, possibilmente capaci di mettersi in ordine da soli, ed altri simpatici animaletti domestici capaci di portare il caffè a letto. Cosa, tra le tante, che non è mai successa.
Il rituale prevede un'apertura con l'aperitivo pre-pranzo, per protrarsi con varie tappe presso i tutti i soliti ignoti che abbiano la compiacenza di conoscermi et considerarmi, in varie tipologie di assaggi di bevande molto forti, fino al momento dell'espressione del desiderio.
Al momento, dopo aver dipinto perfettamente di fronte a me i peggiori scenari paranoici, come da manuale della migliore semeiotica psichiatrica, ho superato l'impasse emettendo raucedini agonizzanti e sancendo con risolutezza che in ogni caso 'Pulita è meglio'.
Gli astanti, calorosamente, ringraziano, pur convenendo che nell'ozio, anche la sola idea di alzarsi dal divano/letto/poltrona per lavarsi può essere un'esperienza devastante.
martedì 30 dicembre 2008
Propoli
Come infrangere le speranze ovvero la bellezza di essere stranieri, che non è sempre facile essere stranieri, anche se qualche volta può essere imbarazzante avere problemi con la lingua, lingua indigena s'intenda.
Il mio amico R. è uno straniero, ma straniero di brutto, fino nel DNA, oggi mi chiama perché sta malissimo, [io scherzosamente lo chiamo baluba (tanto c'è abituato)]:
Baluba - Ciao, io malissimo, tu vai in erboristeria prendere per me propoli con pompino?
Io – Mh... pompino?
Baluba - Sì, erboristeria capisce, io non posso spiegare tanto, mal di gola.
E già mi figuravo vasetti di propoli e per il resto Passi sul retrobottega, in un oscuro e tenebroso roseo magazzino con un Afro-Erborestiere.
Io – Buongiorno. Senta, io volevo i propoli con quella cosa che tu devi maneggiare e poi portarla alla bocca agitandola mentre la punti in gola fintanto che non emette la sostanza?
L'Erborestiere - Ah, lo spray.
Rumorosa caduta di palle ghiacciate (sì è un po' freddino) che rotolano e rotolano prima di infrangersi in mille pezzi (deliziosi, tra l'altro): lo spray.
domenica 28 dicembre 2008
Data l'ascissa con le seguenti età anagrafiche: 10 anni, 15, 20, 25, 30, 35 ... 80
Data l'ordinata con i seguenti 4 livelli:
Livello 1 – Non so cosa sia;
Livello 2 – Trovo molto interessante questa scoperta e ho intenzione di approfondirla;
Livello 3 – Senza indugio, apriamo la n Bottiglia di Vino;
Livello 4 – Non so, ma sono quasi sicuramente propensa per il sì;
Livello 5 – Quale indugio? Passa la canna.
Si evince che dopo un breve periodo (10 anni ca.) iniziale, caratterizzato dall'ignorare il significato dell'aprire dalla Seconda Bottiglia di Vino in poi [da ora in poi n BV], il momento della scoperta della n BV attorno agli anni 15 produce un'immediata e perenne attrazione verso l'oggetto in analisi; l'elemento indugio non appare fintanto che le gambe ed il corpo hanno la forza repentina di reagire ai postumi del giorno dopo, 20 – 25, ma anche 30 anni. Al compimento del 30simo anno di età circa, soprattutto in relazione al mattino successivo lavorativo, il postumo inizia a instillare l'indugio; a 35 anni, l'indugio diventa scherno pseudo-morale. Da 35 a 80 non è pervenuto. A 80 l'indugio scompare totalmente e si aggiunge l'elemento Passa la Canna.
Dialogo ipotetico tra sé (A) e sé (B) nella fase più controversa del Livello 4:
A – Versami un po' di vino, per favore.
B – E' finito.
A – Ci sono altre bottiglie? [N.B. L'uso del plurale]
B – Sì.
A – L'apriamo?
B – ...
A – Ti vedo con qualche indugio.
B – ...?
A – Non lo so, perché dovremmo indugiare?
B – ...?
A – Ci sono motivi, per indugiare?
B – ...?
A – No, mi sembra di no.
B – ...!
A – Apriamo.
sabato 27 dicembre 2008
Essenzialmente quindi, io una classifica mia non la potrei mai fare, a meno di rubare decisamente un ipotetico fil rouge e farlo mio, tessendolo con la più totale e spregevole arte dell'incostanza che mi contraddistingue: un'incostanza di fondo tale che la mia vita appaia fatta di miliardi di inizii e di miliardi di interruzioni, il cui spazio tra gli uni e le altre discosti di poco dal massimo di una durata di interesse pressoché pari ad un giorno. Ad esempio, non posso fare una classifica dei miei film preferiti, perché nel momento esatto in cui decido di approfondire la mia cinefilia, ho già il martello in mano per approfondire il fai-da-te, con una sorta di fastidio, per di più, verso uno schermo generico che ci preferisce spettatori anziché creatori del mondo. Peccato che poi il martello, venga sostituito da un imminente bisogno di conoscere tutto sulla tribù dell'isola di Pasqua, rimpiazzata subito da un'impellente necessità di coltivare cacti esotici. Il tutto possibilmente senza muovermi di un millimetro dal divano, dal letto o dalla scrivania; insomma il fare di tutto pur di non fare niente.
Essenzialmente pertanto, credo che la mia classifica di fine anno si possa ricondurre solo ed esclusivamente a due cose, unici perni attorno ai quali, con una obbligatoria costanza, vira la mia vita: lavoro su, vita affettiva giù. Il che come classifica è un po' misera e non si discosta molto da quella dell'anno scorso o da quella degli ultimi anni, almeno che io ricordi. Perché in fin dei conti credo anche di avere una memoria di merda: ricordo solo l'essenziale ed a stento quello che ho fatto in questi ultimi giorni (figuriamoci in un anno); argomento, quest'ultimo, che sarebbe comunque ulteriormente misero per stilare una classifica, benché oltre al dormire, mangiare, bere e leggere, per far spessore, volessimo aggiungere i riposi pomeridiani e gli spuntini.
venerdì 26 dicembre 2008
Solo di fronte ad una cosa non mi sono mai arresa: il dolore di esistere. E se esso, fin quando era inconsapevole, mi ha trasportato ovunque volesse come una foglia nel vento, ha sempre trovato in me un'ottima nemica. Non l'ho sconfitto ancora, adesso il dolore è diventato argilla ed io mi diverto a farne vasi, figure e sculture, a volte in forme graziose, altre volte in mostruose forme come quelle delle chiese.
giovedì 25 dicembre 2008
Vigilia: addormentarsi davanti al camino acceso. Svegliarsi: in quel punto preciso della notte in cui le bottiglie di vino abbandonano il corpo, lieve frastornamento. Grazie per la K del camino che tira bene e non mi ha fatto morire per il monossido di carbonio. Le candele hanno bruciato tutta la notte, solo un lumicino stamattina era ancora acceso. Grazie per il tavolo che non ha preso fuoco, anche se si è rotto un porta candele e la cera ha invaso tutto e si è attaccata alla tovaglia e la tovaglia si è attaccata al tavolo.
Rifacciamo. Più pulito.
Vigilia: addormentarsi davanti al camino acceso. Svegliarsi: in quel punto preciso della notte in cui le bottiglie di vino abbandonano il corpo, lieve frastornamento. Le candele hanno bruciato tutta la notte, solo un lumicino stamattina era ancora acceso.
C'ho ancora quel cazzo di odore di candela alla cannella addosso, ma ho avuto tanto tempo per pensare e che pensieri ho fatto!, di una profondità tale che se mi guardo addosso ho ancora buchi e voragini aperte, mi sento un po' San Sebastiano.
mercoledì 24 dicembre 2008
Chi deve vivere come me, soffre di una strana ambiguità sentimentale. Il mondo all'interno è suddiviso in compartimenti stagni, il mondo all'esterno è un ulteriore caleidoscopio di compartimenti e spesso è difficile trovare delle combinazioni, affinché quello che è all'interno incontri nella sua totalità quella parte che è all'esterno. E' così che mi sento in certi momenti: come se una parte di me mancasse, come se ce ne fosse un'altra e non fosse mai sufficiente. Come se quando ci salutiamo, assieme a te, andasse via una parte di me e qui con me ne rimanesse un'altra ancora.
C'ho ancora un gran casino, nè? Ma armonizzerò, non ho più dubbi. Che poi riflettendoci, ti sei convertita alla maggior parte delle religioni presenti sulla terra, ma sei sempre la stessa, cambiano solo i mangimi di cui ti nutri! L. son 16 anni, e se magari, invece di trasferirti in quel postaccio lontano, e vabbe' che è pieno di nebbia a buon mercato e smog di prima qualità, fossi più vicina, ne guadagneremmo tutti, anche l'enoteca.
Passatempo Natalizio
martedì 23 dicembre 2008
lunedì 22 dicembre 2008
Abitando nel centro (proprio centro centro cittadino che più centro non si può, che uscire dal portone è entrare nella vetrina del negozio di scarpe) nelle feste natalizie si ripropone, in maniera particolarmente scottante rispetto agli altri giorni dell'anno, il problema del posteggio, in quanto pare che tutta la periferia cittadina altro luogo non abbia, per consacrarsi all'amore natalizio, che venire nel centro con macchine a dir poco enormi e fastidiosamente ingombranti, incastrate in brandelli di asfalto, conficcate l'una sull'altra, fin sui lampioni e sulle panchine, a suon di clacson e vaffanculo durante la lotta all'ultimo sangue per parcheggiare il proprio carro bestiame.
E non mi venite a dire che questo è il Natale. Oh bella! Questo è il Natale? Quello che tutti vanno a caccia del regalo sbuffando perché DEVONO fare il regalo, ma gli girano le palle e comprano frettolosamente quello che c'è c'è? Quello che tutti addobbano chilometri di luci colorate a intermittenza, mentre siamo nella merda fino al collo per l'emergenza elettrica? Quello che tutti si lamentano perché devono andare a cena dal parentado che hanno sui coglioni a rompersi i coglioni? Questa sì che bella! Quello che tutti vendono come tradizione di pace amore e carità?
Ci sarebbe da sganasciasi dalle risate a vedere questo ennesimo ed egregio riuscitissimo addomesticamento ovino, se non fosse per quello che mi ha fregato, con una mossa astuta e andando contromano, l'unico posto che si era liberato dopo mezz'ora che IO aspettavo nel posteggio e NON lui. Bel posteggio a testa di cuoio! E per condividere con tutti la maestria del gesto, affinché non vada dimenticata, te l'ho scritto anche a lettere cubitali sulla macchina, con un chiodo.
giovedì 18 dicembre 2008
mercoledì 17 dicembre 2008
Ci sono momenti nella vita in cui ti accorgi che tutto quello in cui credi e tutto quello per cui ti batti non serve a nulla, che di tutto quello che fai se ne potrebbe fare tranquillamente anche a meno. Non sono bei momenti, no. Quei momenti, se prima avevano la capacità di infiammarti, intestardirti di più e con maggior zelo, con il ripetersi nel tempo, hanno perso sempre più emozioni e intensità, sono diventati più tiepidi e tu ingoi quella poltiglia di rabbia ogni volta con maggior rassegnazione.
Sono intollerante, di natura. Ci sono delle cose che non ho mai tollerato e questo non mi ha facilitato la digestione di quei bocconi di rabbia, che tutt'oggi continuano a pesarmi qui, sullo stomaco, rendendomi fragile, in quanto a sistema nervoso, e perennemente incazzata, in quanto ad umore.
Tra i tanti colleghi, come foglie caduche, quest'anno c'è il G.: una persona splendida, che vive.
E in questo verbo vive, lasciato lì, come una frase troncata senza un senso, c'è invece tutto e di più del vero senso del vivere.
Il G. è un intollerante genuino, spontaneo, sincero, puro e vero. Il G. apre la bocca e dice tutto quello che ha voglia di dire e tutto quello che pensa; col G. vai sul sicuro, mai ti sparlerà alle spalle, perché tutto che ha da dirti te lo dice in faccia, sereno e beato, nel bene o nel male, e con un'espressione di una ingenuità spiazzante.
Se io fossi come il G., anch'io sarei liberamente intollerante, senza avere più questi macigni sullo stomaco. Ma ho troppe cose ancora da imparare: ho da imparare a discernere la natura del frutto di ciò che non tollero.
martedì 16 dicembre 2008
Purtroppo, quella volta la Super Scaltra aveva fatto gli osti senza il conte, ma con il contadino.
Trovavasi infatti in un paesello simil-rupestre, la cui bucolica economia si basava ancora sul patriarcato seminomade, donde le famiglie numerose, che gravitavano attorno ai ritmi delle stagioni, allevando ovini e bovini, seminando ortaggi e raccogliendo i frutti della terra, erano tutte completamente agresti. Ma d'un'agrestizia così radicata, che aglii e cipolle altro non eran, per loro, che timidi richiami d'amore.
La Super Scaltra non ebbe altra possibilità allora, che porgere la mano al villico e farsi leccare copiosamente l'anello cardinalizio.
Tutto l'ambiente lavorativo era in orgasmo per l'imminente ricevimento pomeridiano biannuale delle famiglie: tutti erano del parere, per esperienza, che le due ore previste, e quindi retribuite, non sarebbero state sufficienti, poi ricordavano che vi erano state annate in cui la fila per il colloquio con ogni professore, arrivava fino al cortile e che talvolta, per la calca, i familiari si dividevano per attendere in due posti contemporaneamente, taluno paventava la necessità di dotare il bidello di un accessorio per consegnare numeri in ordine di arrivo, talaltro immaginava la toiletta; l'atmosfera era elettrizzante e ciascuno si predisponeva di buon animo all'incontro in cui avrebbe dovuto, uno ad uno, arringare, spiegare, parlare, suggerire, consigliare, convincere, richiamare, calmare, rincuorare i genitori di ogni suo alunno, talvolta anche doppiamente, se i coniugi erano separati e non volevano incontrarsi.
lunedì 15 dicembre 2008
A proposito dei gattini di J., Tico Chico, Tico Chico Chico, Tico Chico Chico Chico, Tico Chico Chico Chico Chico, a me è successo un episodio molto strano.
Tempo fa ho visto un mio conoscente che aveva tutte le mani graffiate, quindi ho chiesto lui che specie di tigre fosse il suo gatto, quand'ecco che thadanh! il gatto finisce sotto una macchina. Adesso, quando mi incontra, si tocca stranamente le palle.
Credendo giustamente a Babbo Natale, in quanto ricevo molti regali, e viceversa non amandoli fare, non scambio doni alcunché, lasciando sempre i miei cari a mani vuote.
Parlandone con i miei più intimi, in seguito all'emozione spiacevolissima che mi lascia tale situazione, i più sfacciati hanno tentato di farmi credere che dovessi essere io a risolvermi di comprare i regali per gli altri.
Ma cazzo, devo fare il lavoro pure per Babbo Natale nelle vacanze? devo rimetterci sempre io? come fosse colpa mia, se Babbo Natale, a me, per gli altri, non porta regali.
giovedì 11 dicembre 2008
mercoledì 10 dicembre 2008
sabato 6 dicembre 2008
Sono molto felice di aver conosciuto Noè, un simpatico ometto il cui spirito potrebbe essere paragonato a quello di un ragazzino, se non fosse per la lunga barba, che porta attorcigliata più volte al collo per una maggiore libertà di movimenti, e quell'incipiente calvizie che pare inizi a minare la sua stupenda chioma sale e pepe.
Noè: - Questo stupido fiume ha finalmente rotto gli argini! Erano anni che prevedevo quest'inondazione e nessuno mi aveva mai creduto, ma adesso avrò la mia bella rivincita!
Mi ha accolto così nella sua arca, battezzata la Gina, ma mai varata per assenza di inondazioni.
Io ero ferma lungo il ciglio della strada, all'altezza dell'argine rotto del fiume, preoccupata per le mie sorti di umile pendolare, bloccata dalla tempesta al ritorno.
Davanti ai miei occhi scorrevano felici le ultime ore della mia vita, come una pellicola dei fratelli Vanzina, per alleggerire l'ansia: eccomi lì, mentre con il manico dell'ombrello, bloccavo la caviglia del mio collega stronzo mentre saliva le scale, facendolo rotolare giù per tre rampe; eccomi sorridente mentre corrompevo l'uomo ricaricatore della macchina per il caffè, facendomi consegnare l'incasso della giornata, promettendogliela e senza mai dargliela; e di nuovo eccomi sorridente a fare la spia al Dirigente sulle inadempienze dei colleghi, al fine di ottenere l'esonero per la riunione del 16 p.v.; oppure raccontare dell'orribile cellulite della collega della 2^B, una cosa inaudita per una collega così giovane, che probabilmente già nascondeva un passato da parrucchiera.
Forse si trattò della mia bontà, ricostruii a posteriori, quell'infinita bontà che celavo nell'animo e tra le due tette che mi consentivano l'accesso agli incarichi a me più graditi senza l'ausilio del push up, ma, mentre già immaginavo il mio corpo inerte trascinato dalle rapide del fiume alla mercè della piena, ecco accostarsi una solitaria arca, ben messa, in legno di quercia dipinto a losanghe, allegre greche e grottesche multicolore.
Nel momento stesso in cui l'arca si fermava di fronte a me, una passerella decorata con nastri argentati e palline natalizie mi si offrì al piede. Dall'alto Noè mi fece cenno di salire e prima di proferir parola, con un gesto divino quasi colombiano, incitò la Gina, carica di promesse e di scoperte.
Noè: – Ed ora va' Gina, va'!
venerdì 5 dicembre 2008
Le strade si trovano in una vallata, protetta da entrambo i lati da ripe scoscese, e percorsa da queste due uniche strade separate, a loro volta, da un fiume. Il fiume, tutto anse e dighe, collega le due sponde, e quindi le due strade, grazie a dei ponti quando moderni e quando medievali, come il ponte della Maddalena dove, racconta la storia, il Diavolo compì una delle sue ricorrenti e tipiche tentazioni. Da ognuna di queste due strade poi, innumerevoli viottole portano a borghi scoscesi o talvolta dimenticati e finiscono lì, incontrando come barriera insormontabile la montagna.
Stamani, per una di questa due strade andavo bel bella a lavoro, cantando e fumando, con la mente impegnata alla vita che, almeno finora, con i suoi alti ed i suoi bassi, scorreva all'incirca come il fiume che costeggiavo, abbastanza alto in effetti, rispetto gli altri giorni, ingrossato, quasi incazzato oserei dire in certi punti, ma chi non lo è ogni tanto? In fin dei conti piove da giorni ed il compito del fiume è quello di far scorrere l'acqua, anche se ve ne è troppa e lui è stanco.
In una strada il fiume ha rotto gli argini, nell'altra una frana: per tornare a casa mi ha dato uno strappo Noè.
giovedì 4 dicembre 2008
e tutti: Bene, Bello, Buono, Pace e Amore
e tu, che nel tuo piccolo ti impegni a bestia per fare una cosa che sia almeno piacevole un millimetro e nettamente più dignitosa e ti caga nessuno?
dico, ti fai il culo così tutti i giorni e nessuno ti dice niente e poi arriva uno che siccome dicono Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, il culo può anche non farselo, che va bene lo stesso.
Ma vaffanculo sapientemente, va'.
che se uno è buono, allora è brutto come un cesso
se uno è bello, è idiota come uno struzzo
se uno è intelligente, è acido come un'unghia incarnita.
allora sarebbe meglio essere brutti, idioti e acidi = esonero da qualsiasi responsabilità umana
Un samba dolcissimo mi entra nel cuore, mentre nella mia macchina iniziano a sbocciare fiori multicolori, spariscono i vestiti ed il calore mi investe, perizoma a frange sulla pelle dulce de coco e nappe azzurre ai capezzoli, piovono coriandoli e brillantini arcobaleno, un pappagallo verde mi porge un Caipirinha doppio e tutto è musica avvolgente, mentre ancheggiando singhiozza la macchina a ritmo sincopato: freno acceleratore, freno freno, acceleratore, freno, frizione. Mi aggiusto il cesto di frutta in testa e raddrizzo un po' la copùaçu e l'ananasso, scopro nei sedili posteriori due bellissimi percussionisti, marroni come la cioccolata al latte, mentre tocano i loro strumenti.
Sono arrivata a lavoro ubriaca.
mercoledì 3 dicembre 2008
martedì 2 dicembre 2008
lo legherei ad un bastone robusto,
posizionerei il bastone orizzontalmente,
appena sopra un tiepido letto di carboni ardenti,
ed inizierei a stuzzicarlo con una lunga canna appuntita.
mai mi avvicinerei.
il P. dovrà essere nudo,
il rito eseguito in mezzo alla pubblica piazza.
dopo averlo ridotto ad un colabrodo,
con tenaglie gli asporterei le unghie delle mani e dei piedi.
allorché, posizionati due nerboruti ai lati del bastone,
inizierei a farlo girare come fosse uno spiedo.
una volta cosparso di sale, butterei benzina sui carboni, in un crescendo di fiamme,
obbligandolo a osannare la mia suprema superiorità contro la sua inferiore inferiorità.
e che non vengano fuori gli animalisti,
perché il P. agli animali gli fa una sega.
lunedì 1 dicembre 2008
Dall'Intensa Nuvolaglia
Da l'intensa nuvolaglia
giù - brunita la corazza,
con guizzi di lucido giallo,
con suono che scoppia e si scaglia -
piomba il turbine e scorrazza
sul vento proteso a cavallo
campi e ville, e dà battaglia;
ma quand'urta una città
si scàrdina in ogni maglia,
s'inombra come un'occhiaia,
e guizzi e suono e vento
tramuta in ansietà
d'affollate faccende in tormento :
e senza combattere ammazza.
[in Frammenti Lirici, CLEMENTE REBORA]
Prova di invisibilità
Esterofilia
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