S' I' FOSSE FOCO, ARDEREI 'L MONDO


domenica 22 febbraio 2009

Per un Pugno di Prugne # 2


Ieri, Sabato 21 febbraio 2008, nei locali della mia integrità, è stato approvato all'unanimità da tutta me stessa al completo e senza nessuna parte astenuta, che ogni persona o oggetto o animale che mi incontrerà dovrà chiedermi “Allora, come stai?” con un'espressione viva ed accorata, dovrà mettermi a mio agio, possibilmente seduta, al caldo e con possibilità di fumare, e dovrà ascoltare per venti buoni minuti minimo la mia risposta, incoraggiandomi nel frattempo con parole di comprensione, congratulazioni, complimenti e dandomi validi suggerimenti.

Non ci sono ma, però, appelli, cazzi e mazzi che tengano, bottiglie d'acqua e cortei.

Come le “migliori amiche”, semplice invenzione di qualche sociopatico alcolista diventato famoso per una mera casualità: le “migliori amiche” non esistono; a meno che la categoria non riguardi quelle che ti chiamano, ti chiedono come stai e mentre tu stai per dir... ti interrompono con i cazzi loro. Ok, io regolarmente appoggio il telefono sul divano e continuo a limarmi le unghie, a mettermi lo smalto, a depilarmi le sopracciglia e poi attacco.

Smettiamola con queste pagliacciate.

Ultimamente sono un po' più stronza del solito, lo so, ma è per entrare meglio nella parte: a storia dovremo affrontare il dispotismo ed io farò la despota.

Inoltre, nel Venerdì il transfert ha fatto sì che MisterB mi apparisse sotto una luce nuova e completamente rivoluzionaria: era una iena, animale bruttissimo e abbandonato dalle divinità, ma non una iena giovane e con ancora tante speranze nel cuore, era una iena vecchia, malata e con chiazze di pelo alternate a chiazze di pelle in putrefazione [una sorta di dermatite ienica dolorosissima], in più il suo branco di iene, quello con cui MisterB era solito andar per carogne, lo aveva dapprima isolato e poi abbandonato, solo, decrepito e assolutamente incapace di provvedere a se stesso.

Se ci fosse qualcosa in contrario alla mia Regia Decisione, prego rivolgere le proprie rimostranze all'inventore della funzione di educatrice o all'inventore del concetto di amicizia, fratellanza, cordialità, berlusconi, il vaticano e banalità simili.

Mi sono rotta il cazzo, per usare un eufemismo, di stare ore ad ascoltare i cazzi degli altri senza che nessuno ascolti i cazzi miei, in sostanza.

Io non sono buona, è contrario alla mia natura più intima.

Trovo quindi un'ulteriore ed inutile perdita di tempo il continuare a forzarmi di essere ciò che non sono.

Io sono cattiva e non potrò mai diventare buona.

Così come trovo sia ingiusta l'imposizione, chiaramente lesiva ed anticostituzionale alla mia dignità come persona, del dover essere buona a tutti i costi, pena la diffamazione, il pettegolezzo selvaggio, il mobbing, bla bla bla, o per evitare tutta una squallidissima serie di ripercussioni infernali, energetiche o reincarnative.

Io non sono buona, non voglio essere buona, ad essere buona faccio una gran fatica, non sono sincera né spontanea e finisce che poi mi incazzo, sempre, proprio perché appunto io non sono buona.

Arriva un certo momento nella vita in cui dobbiamo fare i conti con noi stessi ed iniziare ad accettare anche quelle parti di noi socialmente considerate compulsive e amenità varie.

Deduzione da il famoso mantrazzo: “Da oggi basta, comando io”.

Quando ero in Terza Media una troia ripetente voleva sempre con prepotenza che le passassi i compiti. Quando io mi mettevo a fare il compito, lei iniziava a battere colpi alla sedia, fintanto che io non mi giravo incarognita:

Io - Che vuoi?

Colpi alla sedia.

Troia Ripetente - Dammi il compito!

Colpi alla sedia.

Io - No.

Colpi alla sedia.

T.R. - Ti rompo il culo.

Io - Ok. Ti faccio il compito.

Così dovevo fare il mio compito e anche il suo, che ovviamente doveva essere diverso dal mio sennò mi sgamavano. Ma un giorno mi incazzai, mi sono sempre incazzata facile io, e siccome ancora non avevano inventato il bullismo, dovetti farmi giustizia da sola.

Passai una notte intera nel letto di mia nonna, ché mi facevo paura anche un po' da sola io, io sono sempre stata molto suscettibile; per esempio non ho mai visto oltre i dieci minuti un film di Dario Argento , perché ho sempre vomitato al nono minuto.

In quella notte che passai nel letto di mia nonna, stringevo tra le mani il ciondolo di una collanina a forma di teschio; avevo un ciondolo a forma di teschio, perché ero sempre molto allegra nelle mie scelte: il ciondolo avrebbe dovuto essere il simbolo della mia battaglia o l'icona della mia vittoria.

Passai tutta la notte a ripetermi che il giorno dopo sarei andata dalla troia ripetente e le avrei detto: “Ok, ora hai rotto il cazzo e i compiti non te li passo più, ché sennò alla fine io prendo due diplomi, ma uno lo danno a te e non a me, e non è giusto ed io sono contro le ingiustizie e non sono nemmeno generosa”.

Io - Senti troia, io volevo dirti una cosa.

T.R. - Veloce, sennò ti spacco il culo.

Io - Ok, ecco i compiti di matematica, geografia e storia.

A ricreazione poi è venuta una tosta del piano di sopra che mi ha detto che il suo fidanzato mi aveva dato un passaggio in motorino, ma non era colpa del suo fidanzato, perché ero stata io che l'avevo bloccato e poi l'avevo obbligato con violenza a darmi un passaggio, e quindi dovevo stare attenta, perché il suo ragazzo dovevo lasciarlo stare, sennò mi spaccava il culo.

Ovviamente il teschio l'ho buttato via, come amuleto per l'invincibilità aveva fallito, ma oggi la troia è una fattona tossica e quella del fidanzato coglione con il motorino fa la puttana in un nigth club per vecchi bavosi. Così, tanto per dire.

Ok, io vado da MisterB. Ma son cose che non si fanno comunque. Insomma. Poi per forza si diventa cattivi.

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Me ne frego del sillogismo del giudizio.
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