S' I' FOSSE FOCO, ARDEREI 'L MONDO


giovedì 13 gennaio 2011

Italia mia

Italia mia, non sento nessuno invocarti così, con l'aggettivo possessivo, come tu fossi di nessuno o di altri. Paese mio, qualche vecchio nostalgico forse, che non sa ciò che dice. 

Nessuno ti chiama più con l'aggettivo possessivo. 
E' vero, paese mio, ti hanno venduto.
Ti hanno venduto al peggior offerente, al più delinquente, ti hanno privatizzato e le mani più sudice hanno accaparrato i tuoi frammenti.
scrivo. e provo un immediato senso di sollievo e poi tristezza. (quasi come se fossi capace di scrivere un inno alla patria, io, che non me lo hanno mai insegnato, a me, il senso della patria, io, che non so scrivere)

e poi mi chiedo che senso abbia oggi scrivere.
e leggere.

a volte, quando spiego ai miei studenti di come i grandi scrittori del passato si siano interrogati sul senso della patria, sulla lontananza e la tristezza dell'esilio per esempio, sul ruolo dello scrittore, mi rendo conto di quanta distanza ci sia tra noi e i grandi temi civili, eppure siamo cittadini. 

o forse una patria bisogna perderla  per riconquistarla? oppure globalizzazione significa anche non avere più amore per il nostro paese?

ma la nostra patria ci scorre comunque nelle vene.

apro  il giornale e leggo riga dopo riga la distruzione del mio paese.

e poi con desolazione mi accorgo che l'opinione più trasmessa oggi è quella di alfonso signorini.

alfonso signorini. non più quella di grandi intellettuali che si interrogano sul senso delle cose, della vita. del paese dei suoi fatti e misfatti.

ho un tuffo al cuore, seguito da conati di vomito.

ho un conato di vomito solo al sapere che esiste un personaggio come alfonso signorini. (o un giornalista come emilio fede, del resto)

e non fa differenza chi protesta. 
siamo pieni di proteste noi, saremmo capaci, io per prima, di stare ore ed ore a parlar male dell'italia, della nostra società e mi fa schifo.
ma è soprattutto l'ipocrisia  che mi fa più schifo.

a giro per i blog, migliaia di commenti, tutti uguali, su quanto faccia schifo l'italia e su quanto si sia d'accordo con chi parla male della nostra società. come se la denuncia fosse l'unico strumento di partecipazione. come se la denuncia ci elevasse al di sopra di chi distrugge l'italia e ci rendesse migliori.
la denuncia catartica che ci rende cittadini migliori?

perché lavata la coscienza col proprio bel commentino, che succede dopo? segue l'azione al pensiero?

mi chiedono i miei studenti 'ma cosa possiamo fare noi per questo paese che va in malora allora?'

ed io rimango con un palmo di naso... e mi arrampico sugli specchi dicendo che prima di tutto abbiamo il DOVERE di essere informati e poi... 

e poi mi accorgo che non ha più senso niente.

che il debunking la fa da padrone nell'informazione, che si parla di tutto e niente e niente ha più valore.

conato di vomito.

qual è il valore di scrive, oggi?

1 commento:

JANAS ha detto...

qual'è il valore di scrivere oggi? Non lo so nemmeno io, per questo da un po ti tempo faccio molta fatica e non riesco più a farlo come una volta!
Forse quello di rileggerci domani, con uno sguardo piu distaccato?
Non lo so..il senso di sgomento resta, il seno d'impotenza pure..

Me ne frego del sillogismo del giudizio.
Io Aderisco ad ARCIPELAGO SCEC