S' I' FOSSE FOCO, ARDEREI 'L MONDO


lunedì 10 gennaio 2011

II

Un lungo appartamento fatto di una stanza dopo l'altra, un passaggio dopo l'altro che conduceva all'ultima stanza, la più cupa di tutte, ma anche la più silenziosa,  quella più intima, la più spoglia.

Una doppia, tripla identità, come un'identità per stanza che conviveva e mostrava la sua faccia alterna, una con qualcuno, un'altra e poi un'altra ancora con altri ed altri ancora, ma nessuna falsità.

Solo incapacità.

Incapacità a coesistere con parti interiori meno lucide, meno comuni, più desuete, più lontane. Parti dell'anima diversamente abili, per usare un termine di moda, ma non per questo meno brillanti. Parti dell'anima che scalpitavano, ma che non si riconoscevano in niente e che non mancavano in niente, parti che la mediocrità non riusciva a capire e che ancora non sa accettare.

Erano gli anni della creazione, dei disegni e della fotografia, gli anni in cui bastava una penna ed un foglio per esser felici. Gli anni in cui i vestiti, gli orari, il telefono, mangiare non importava. 
Anni in cui un libro conteneva tutto il mondo.

2 commenti:

Dablokesh ha detto...

sai crivere con l'anima
antonio

Melisenda L. ha detto...

:) i complimenti fanno sempre bene!
fatti da uno che scrive poesie belle come le tue...hanno ancora più valore!

Me ne frego del sillogismo del giudizio.
Io Aderisco ad ARCIPELAGO SCEC