S' I' FOSSE FOCO, ARDEREI 'L MONDO


giovedì 9 aprile 2009

lunedì prima notte nella torre, a posteriori.

ho rivissuto quel momento in cui, muovendo la schiena per appoggiarmi ai miei tre cuscini, ho girato lentamente la testa ed ho intravisto gli angoli ricamati della biancheria.

è stata una sensazione di sollievo senza pensieri, ma è durata un attimo, solo un attimo. giusto l'attimo per riconoscere la sensazione e poi riconoscermi chissà il tempo fa.

e tutto è sprofondato di nuovo nella penombra dei pensieri, troppo forti e troppo intensi, troppi, troppo pesanti, troppo ingombranti, devastanti, troppi per poterli sopportare.

e cerco di metterli da parte un momento per sprofondare nell'oblio farmacologico.

non sono mai stata una donna molto definita, netta, precisa, affidabile, inquadrata, costante, presente. non sono il punto di riferimento per nessuno, nemmeno per il mio cane.

a volte ho bisogno di dimenticare le cose e con il tempo ho sviluppato un sistema quasi automatico, in base al quale il dimenticare parte da solo appena mi sfiorano qualcosa. un qualcosa che, tra parentesi, non è mai prevedibile e definibile. anche una semplicissima cosa che sia vicina, per strani giri della mente ed abbandonata nei suoi labirinti, alla mia sfera emotiva.

e allora sono cazzi, per la mia sfera emotiva. ed io, che so resistere a tutto, eccetto che alle sigarette ed al farmi sfiorare la sfera emotiva, ecco che, mentre prendo il sonnifero e fumo quella sigaretta che mi divide dal perdere la cognizione del tempo e dello spazio, mi dileguo nella dimenticanza.

sistema salvataggio innescato – processo irreversibile – la stiamo perdendo – ce la possiamo fare – nell'eventualità MisterB ha pur sempre una clinica superaccessoriata – male che vada, se sfango la notte, vado in ritiro spirituale dai monaci trappisti.

ma qui il cielo e la terra sono divisi da un centinaio di scale, pendenza 85%, che con un pacchetto di sigarette al dì in corpo è una distanza di tutto rispetto.

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