S' I' FOSSE FOCO, ARDEREI 'L MONDO


lunedì 2 marzo 2009

Game Over: il mio miglior risultato


Titolo: Il figli di precedenti matrimoni sono noiosi strascichi, di cui se ne farebbe molto volentieri anche a meno, mi ha detto in uno dei suoi migliori momenti materni, di quelli quasi un po' confidenziali, in cui si lascia andare, quasi da madre a figlia, la prima figlia per l'esattezza, io, quella del precedente matrimonio.

Lui sa. Lui sa tutto. Lui sa sempre tutto.

Da parte mia, io l'avevo sempre sospettato, ma avevo sempre scacciato il pensiero con una beffarda alzata di spalle: “Lui sa sempre tutto? ah ah ah... ma dai... ma chi è? il conte Dracula in persona? ho smesso di credere alle favole prima di nascere!”.

Quando ancora mia madre ballava con il suoi grandi cappelli e mio padre l'arpionava stretta, nemmeno fossero su una tonnara, che poi si son mandati affanculo ed io bla bla bla, alla fine ho incontrato lui.

Lui che sa tutto, anche quando sono convinta che non sappia, quando sono assolutamente certa della mia persuasione, del totale ed assoluto controllo dei muscoli facciali e della voce mentre mi racconto l'ennesima cazzata.

Ma niente, dicevo, lui tutto sa ed è talmente vile il suo sapere, che mica me lo dice subito che sa, a volte aspetta anche giorni, settimane, mesi, mentre mi lascia affogare nell'ironia sadica del mio teatrino, osservandomi con ghigno quasi divertito e sprezzante.

Così lui, con tutto il suo sapere, a volte mi ferisce anche, perché a certe cose, a volte, è un po' come se ci credessi fermamente anch'io.

Come guarire, per esempio, dimenticare, trasformarsi, rinascere.

Lui sa soprattutto nei giorni di pioggia. Che se fosse in un giorno di sole, potrei andare a fare una passeggiata, a respirare un po' d'aria, a cercare distrazione, e invece no: lui sa sempre tutto specialmente nei giorni di pioggia.

Che nei giorni di pioggia, ultimamente, piove anche in casa, nell'angolo tra il forno e la finestra, e sentire goccia a goccia, dopo goccia, a due passi da me, che mi illudo di essere protetta almeno da un involucro edilizio, mi dà un senso di tristezza ancora più disperata.

Perché nel mio teatrino, quello in cui mi trucco e mi travesto, dove entro nella parte e m'immedesimo, finisce che è un po' come portassi una maschera di vetro trasparente, fragile, tagliente e trasparente a tutto tondo.

Lui sa, piove ed il mio cane ha una nuova targhetta con un altro numero di telefono che non è il mio, una di quelle cose che succedono quando muori, per esempio.

Che a parte che il mio cane è diffidente per natura, che mai si farebbe avvicinare da un estraneo, e che se mai si perdesse e se qualcuno lo avvicinasse, ipotesi, quel qualcuno non potrebbe chiamare una persona morta, sarebbe sconveniente.

È matematico.

Come è matematico che lui sappia, tutto, anche ciò che io credevo nascosto da una paranoica precisione.

Ma la precisione, si sa, appartiene al caso.

La precisione è una illusoria mania, figlia di qualche annoiato depresso che impila i maglioni per gradazione di colore e sistema i libri in ordine alfabetico, è l'invenzione di un sadico despota.

Perché la precisione non è roba per noi comuni mortali, noi potremmo avvicinarci alla precisione, essere quasi precisi, sfiorare la precisione, illuderci di precisione, ma mai, mai potremo possederla completamente e nella sua totalità.

La precisione è un inganno globale.

È come credere di poter incontrare quel gran bel pezzo d'uomo, sessualmente parlando, in quel preciso luogo, in quel preciso momento, davanti alla pasticceria, per esempio, entrambi con due ore libere a disposizione e precisamente decisi ad ubriacarsi con i babà al rum.

È come credere di potersi ingannare, tranquillamente, anche una volta tolti i vestiti di scena, credendo di essere tutt'altro che uno strascico del caso.


Chiusa: Mentre a 150 chilometri da me, strade precluse in entrambi i sensi, che io della legislazione stradale me ne frego un po' anche, l'unica traccia di amore si sta spegnendo. Mia nonna.


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