Sono molto felice di aver conosciuto Noè, un simpatico ometto il cui spirito potrebbe essere paragonato a quello di un ragazzino, se non fosse per la lunga barba, che porta attorcigliata più volte al collo per una maggiore libertà di movimenti, e quell'incipiente calvizie che pare inizi a minare la sua stupenda chioma sale e pepe.
Noè: - Questo stupido fiume ha finalmente rotto gli argini! Erano anni che prevedevo quest'inondazione e nessuno mi aveva mai creduto, ma adesso avrò la mia bella rivincita!
Mi ha accolto così nella sua arca, battezzata la Gina, ma mai varata per assenza di inondazioni.
Io ero ferma lungo il ciglio della strada, all'altezza dell'argine rotto del fiume, preoccupata per le mie sorti di umile pendolare, bloccata dalla tempesta al ritorno.
Davanti ai miei occhi scorrevano felici le ultime ore della mia vita, come una pellicola dei fratelli Vanzina, per alleggerire l'ansia: eccomi lì, mentre con il manico dell'ombrello, bloccavo la caviglia del mio collega stronzo mentre saliva le scale, facendolo rotolare giù per tre rampe; eccomi sorridente mentre corrompevo l'uomo ricaricatore della macchina per il caffè, facendomi consegnare l'incasso della giornata, promettendogliela e senza mai dargliela; e di nuovo eccomi sorridente a fare la spia al Dirigente sulle inadempienze dei colleghi, al fine di ottenere l'esonero per la riunione del 16 p.v.; oppure raccontare dell'orribile cellulite della collega della 2^B, una cosa inaudita per una collega così giovane, che probabilmente già nascondeva un passato da parrucchiera.
Forse si trattò della mia bontà, ricostruii a posteriori, quell'infinita bontà che celavo nell'animo e tra le due tette che mi consentivano l'accesso agli incarichi a me più graditi senza l'ausilio del push up, ma, mentre già immaginavo il mio corpo inerte trascinato dalle rapide del fiume alla mercè della piena, ecco accostarsi una solitaria arca, ben messa, in legno di quercia dipinto a losanghe, allegre greche e grottesche multicolore.
Nel momento stesso in cui l'arca si fermava di fronte a me, una passerella decorata con nastri argentati e palline natalizie mi si offrì al piede. Dall'alto Noè mi fece cenno di salire e prima di proferir parola, con un gesto divino quasi colombiano, incitò la Gina, carica di promesse e di scoperte.
Noè: – Ed ora va' Gina, va'!
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