Essenzialmente quindi, io una classifica mia non la potrei mai fare, a meno di rubare decisamente un ipotetico fil rouge e farlo mio, tessendolo con la più totale e spregevole arte dell'incostanza che mi contraddistingue: un'incostanza di fondo tale che la mia vita appaia fatta di miliardi di inizii e di miliardi di interruzioni, il cui spazio tra gli uni e le altre discosti di poco dal massimo di una durata di interesse pressoché pari ad un giorno. Ad esempio, non posso fare una classifica dei miei film preferiti, perché nel momento esatto in cui decido di approfondire la mia cinefilia, ho già il martello in mano per approfondire il fai-da-te, con una sorta di fastidio, per di più, verso uno schermo generico che ci preferisce spettatori anziché creatori del mondo. Peccato che poi il martello, venga sostituito da un imminente bisogno di conoscere tutto sulla tribù dell'isola di Pasqua, rimpiazzata subito da un'impellente necessità di coltivare cacti esotici. Il tutto possibilmente senza muovermi di un millimetro dal divano, dal letto o dalla scrivania; insomma il fare di tutto pur di non fare niente.
Essenzialmente pertanto, credo che la mia classifica di fine anno si possa ricondurre solo ed esclusivamente a due cose, unici perni attorno ai quali, con una obbligatoria costanza, vira la mia vita: lavoro su, vita affettiva giù. Il che come classifica è un po' misera e non si discosta molto da quella dell'anno scorso o da quella degli ultimi anni, almeno che io ricordi. Perché in fin dei conti credo anche di avere una memoria di merda: ricordo solo l'essenziale ed a stento quello che ho fatto in questi ultimi giorni (figuriamoci in un anno); argomento, quest'ultimo, che sarebbe comunque ulteriormente misero per stilare una classifica, benché oltre al dormire, mangiare, bere e leggere, per far spessore, volessimo aggiungere i riposi pomeridiani e gli spuntini.
Nessun commento:
Posta un commento