S' I' FOSSE FOCO, ARDEREI 'L MONDO
lunedì 4 luglio 2011
sabato 26 febbraio 2011
sogno l'estate
affondare le mani in un cesto di farfalle colorate e lasciarle volare ovunque, intorno a noi.
distese in un prato verde di margherite, lasciarci accarezzare da una brezza leggera, mentre nel cielo nuvole bianche disegnano buffi animali per la tua fantasia, fagottino, e ascoltare gli uccellini, giocare con un gatto e con un cane, trovare coccinelle e rincorrere le lucciole di notte.
mercoledì 23 febbraio 2011
Mario Giacomelli, in Collezione Cotroneo |
maltrattamenti
una donna maltrattata vive una dimensione tutta sua, vive in una bolla d'acqua, per sopravvivenza nel suo mondo tutto è attutito e tutto è ovattato: i colpi sono sordi e le parole se le porta via il vento.
una donna maltrattata non lo sa e il non poter sapere è una salvezza.
il maltrattamento è una colpa, una colpa sua grande più del mondo, è il suo fallimento come essere umano.
perché pare quasi normale, alla fine, pare quasi giusto essere trattata un po' così, un po' sul filo dell'indefinibile, dove i contorni si sfumano, dove rimane un senso di vuoto dentro, dove la rabbia, quando arriva, implode.
quando l'urgenza di morire si frantuma con l'impossibilità di ogni azione.
e le parole sono nulla.
lunedì 14 febbraio 2011
voltagabbana
pare che ieri tutti siano andati a manifestare, lo dicono tutti.
fino a qualche mese fa, quando la gente andava a manifestare, e di manifestazioni ce ne sono state tante, nessuno proferiva parola, o giusto forse qualche trafiletto in qualche edizione locale per far contenta la Loredana del piano di sotto che aveva visto tutto dalla finestra, poi il vento è cambiato...
noi no purtroppo, non abbiamo potuto manifestare, noi siamo state in casa con la febbre, un febbrone da capogiro.
venerdì 11 febbraio 2011
Stanotte ho fatto un sogno*.
Ho sognato il paese dove sono cresciuta con mia nonna: il mio paese, il paese sulla collina circondato dai boschi e dai campi, immerso nella nebbia tra i cipressi dell'unica strada d'accesso, il paese incantato dei ricordi d'infanzia dove niente sembra poter far male, dove il dolore, nella memoria, sembra non essere mai arrivato.
Stanotte ho sognato che avevo un uomo.
Avevo un uomo che mi accompagnava a passeggiare ed ho scoperto che in questi ultimi anni mi sono dimenticata la bellezza di avere un compagno.
L'uomo nel sogno era robusto, ma lieve, e mi accompagnava a passeggiare con tenera leggerezza e parlavamo, parlavamo della vita.
Mi rispettava.
Ed a me, quel parlare così spensierato sembrava avesse regalato le ali ai piedi, perché non sentivo più la pesantezza di avere un corpo da donna. Così parlando, ci siamo messi a sedere in un prato, ci siamo sdraiati ed a me sembrava di avere una palla sotto la schiena che mi attutiva tutti i dolori.
Mi rispettava.
Ed a me, quel parlare così spensierato sembrava avesse regalato le ali ai piedi, perché non sentivo più la pesantezza di avere un corpo da donna. Così parlando, ci siamo messi a sedere in un prato, ci siamo sdraiati ed a me sembrava di avere una palla sotto la schiena che mi attutiva tutti i dolori.
***
*La rigenerazione dell'anima passa attraverso il sogno.
Il sogno in altre civiltà, in altri secoli lontani, era parte integrante della vita: da momenti della storia in cui il sogno era una realtà parallela alla vita e di eguale valore, a momenti in cui esso ha rappresentato un bagaglio di informazioni necessarie al benessere personale e collettivo.
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martedì 8 febbraio 2011
1996
passo giornate ad aspettare: all'alba mi sveglio ed è già tardi.
è inutile cercare di non pensare, mentre la mente è ancora imbrigliata nei ricordi di una notte a puttana, mentre di nascosto ci siamo ritrovati su quel letto di sempre a combattere contro il tempo che ci portava via l'energia e ci lasciava la stanchezza. e gli attimi passati a respirare attentamente; mentre rabbia, piacere, rancore, parole che volevamo sentire e non abbiamo pronunciato, cervello, acqua, arrivederci.
vacuità.
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giovedì 20 gennaio 2011
giovedì 13 gennaio 2011
Italia mia
Italia mia, non sento nessuno invocarti così, con l'aggettivo possessivo, come tu fossi di nessuno o di altri. Paese mio, qualche vecchio nostalgico forse, che non sa ciò che dice.
Nessuno ti chiama più con l'aggettivo possessivo.
E' vero, paese mio, ti hanno venduto.
Ti hanno venduto al peggior offerente, al più delinquente, ti hanno privatizzato e le mani più sudice hanno accaparrato i tuoi frammenti.
scrivo. e provo un immediato senso di sollievo e poi tristezza. (quasi come se fossi capace di scrivere un inno alla patria, io, che non me lo hanno mai insegnato, a me, il senso della patria, io, che non so scrivere)
e poi mi chiedo che senso abbia oggi scrivere.
e leggere.
a volte, quando spiego ai miei studenti di come i grandi scrittori del passato si siano interrogati sul senso della patria, sulla lontananza e la tristezza dell'esilio per esempio, sul ruolo dello scrittore, mi rendo conto di quanta distanza ci sia tra noi e i grandi temi civili, eppure siamo cittadini.
o forse una patria bisogna perderla per riconquistarla? oppure globalizzazione significa anche non avere più amore per il nostro paese?
ma la nostra patria ci scorre comunque nelle vene.
apro il giornale e leggo riga dopo riga la distruzione del mio paese.
e poi con desolazione mi accorgo che l'opinione più trasmessa oggi è quella di alfonso signorini.
alfonso signorini. non più quella di grandi intellettuali che si interrogano sul senso delle cose, della vita. del paese dei suoi fatti e misfatti.
ho un tuffo al cuore, seguito da conati di vomito.
ho un conato di vomito solo al sapere che esiste un personaggio come alfonso signorini. (o un giornalista come emilio fede, del resto)
e non fa differenza chi protesta.
siamo pieni di proteste noi, saremmo capaci, io per prima, di stare ore ed ore a parlar male dell'italia, della nostra società e mi fa schifo.
ma è soprattutto l'ipocrisia che mi fa più schifo.
a giro per i blog, migliaia di commenti, tutti uguali, su quanto faccia schifo l'italia e su quanto si sia d'accordo con chi parla male della nostra società. come se la denuncia fosse l'unico strumento di partecipazione. come se la denuncia ci elevasse al di sopra di chi distrugge l'italia e ci rendesse migliori.
la denuncia catartica che ci rende cittadini migliori?
perché lavata la coscienza col proprio bel commentino, che succede dopo? segue l'azione al pensiero?
mi chiedono i miei studenti 'ma cosa possiamo fare noi per questo paese che va in malora allora?'
ed io rimango con un palmo di naso... e mi arrampico sugli specchi dicendo che prima di tutto abbiamo il DOVERE di essere informati e poi...
e poi mi accorgo che non ha più senso niente.
che il debunking la fa da padrone nell'informazione, che si parla di tutto e niente e niente ha più valore.
conato di vomito.
qual è il valore di scrive, oggi?
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